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CORRIERE DELLA SERA

Tratto dal Corriere Della Sera del 19 agosto 2005, scritto da Carlo Lovati
Per gentile concessione della Direzione del Corriere

   

"Fratel Ettore, una vita da santo"

Chiesta la beatificazione a un anno dalla morte. Un miracolo tutta la sua esistenza

Santo. Subito. Anzi di più. Santo, Già da prima. Tutta la sua vita un miracolo. Nella fede, nelle opere, nella bontà. I tempi lunghi della Chiesa e la voglia della gente dì vedere quel samaritano coraggioso all'onore degli altari. Come Giovanni Paolo, come Madre Teresa di Calcutta. E perché no quel Fratel Ettore che proprio domani fa un anno giusto dalla morte. I suoi ultimi istanti in clinica. Quel segno della croce ripetuto. Quel sorriso che rendeva piena di vita la sua morte. Finalmente, anche gli onori della città tutta.

Prega sulla sua tomba nella Casa Betania di Seveso, suor Teresa che colse quel giorno il suo ultimo respiro e con tenacia continua la sua opera tra gli ultimi. Ecco i fiori bianchi toccati dal sole. Ecco una piccola statua della Madonna della Corona, Ecco le foto lasciate sul marmo bianco dalla gente comune. Un ragazzo, una nonnina, una famiglia intera. La ri­chiesta mal scritta di una benedizione. Il desiderio di un'intercessione per una guarigione. Il sant'uomo che di certo sor­ride da lassù. E già è la ricerca d'ogni ge­nere di oggetto a lui appartenuto come reliquia di un futuro che sarà comunque quello e nessuno ha dubbi. Sorride, suor Teresa. Pensando alla signora che po­che ore dopo la scomparsa del religioso riuscì a rubare il suo rosario. Raccontan­do dei preti, delle suore, dei semplici fe­deli che chiedono a mani giunte un guan­to, una sciarpa, una lettera del samaritano coraggioso dei nostri tempi. Come fosse già santo. Magari senza sapere, tutti quei devoti, che il superiore generale dei camilliani, padre Anthony Monks, ha già sollecitato il postulatore generale dell'ordine a muovere i primi passi nell'accertamento della santità di Fratel Ettore, «tutta una vita spesa per la gloria di Dio nel servizio dei più poveri e abbandonati». Di sicuro senza troppo curarsi dei lunghi tempi della Chiesa, tutti quei devoti del camilliano che quotidiana­mente si sporcava le mani nel fango della società.

Santo. Subito. Non ha esitazioni, suor Teresa. Perché la liturgia vera è sul corpo del derelitto. E lui la sua Messa la celebrava proprio sui più poveri. Dal 1979, quando apri il primo rifugio sotto i binari della stazione. E adesso sono addirittura sette te case di accoglienza. Trecento posti letto e non solo quello.

Perché lui non si limitava a dare un piatto caldo di minestra o una moneta da cento lire o il calore di una brandina. Perché lui con il suo amore donava digni­tà ai poveri e agli emarginati e ai sofferenti e ai malati. Ecco le foto di tutta una vita, in quell'ufficio buio che così ca­otico fu di Fratel Ettore e adesso è della religiosa che lui ha scelto per continuare la sua opera. Eccolo su quell'utilitaria sgangherata con la statua della Vergine sul tetto. Eccolo con Giovanni Paolo II in Vaticano. Eccolo imboccare un vecchio senza forze. Eccolo con madre Teresa di Calcutta nella caverna di via Sammartini. Eccolo portare la croce in una processione chissà dove e chissà quando.

Un anno è passato dalla sua morte e nulla è cambiato nei Rifugi del Cuore Im­macolato di Maria. Ha una meravigliosa certezza, suor Teresa. Fratel Ettore non l'ha abbandonata, è sempre con lei, dal cielo mantiene la sua presenza. Se possibile, ancora di più. Senza i vincoli dello spazio, del tempo, del corpo. Il continuo e la lezione di Fratel Ettore. Se ci sono i soldi, si fa quello Che si deve fare. Se invece non ci sono, è perché il Signore ha deciso che sì debba aspettare. Il frequente via vai di uomini e donne comuni che ai rifugi testimoniano ogni santo giorno la loro vicinanza. Un banconota, una scatola di viveri, qualche medicina.

Anche l'appoggio di qualche nome importante, anche l'aiuto delle istituzioni. Fratel Ettore era sì amato e però a volte anche sopportato da certe istituzioni e in certi ambienti tra quelli che contano. Per quel suo essere tanto crudo nel mostrare le disgrazie del mondo, per quel suo modo di denunciare senza mezze parole certe distrazioni dei potenti. Forse perché era un profeta, alza gli occhi al cielo suor Teresa. Forse perché i profeti a volte costringono gli uomini e le donne a vedere le realtà più sgradite.

E saranno molti, gli appuntamenti per ricordare Fratel Ettore a un anno dalla morte. Domani, alle quattro del pomeriggio, all'interno della Casa Betania di Seveso, nella chiesa che accoglie le spoglie del fratello, si svolgerà una concelebrazione eucaristica presieduta da padre Vittorio Paleari, superiore provinciale dell'Ordine di San Camillo. Al termine, un momento conviviale. Il giorno 27 agosto, sarà celebrata una Messa a Bucchianico, paese natale di San Camillo de Lellis. Ancora, alla fine di autunno partirà da Milano, per raggiungere Roma attraverso i luoghi di Fratel Ettore, una mo­stra itinerante dedicata a quello che il cardinale Martini definì "un gigante della carità".

Carlo Lovati

 

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